
ALLARME SPADARE, LE RETI DELLA MORTE
Il 27 giugno 2005 è stata approvata la nuova normativa europea sulla pesca nel Mediterraneo con un emendamento che di fatto favorirà la pesca con le reti spadare.
Le spadare sono sia le reti utilizzate per la pesca del pesce spada, sia le imbarcazioni che utilizzano tali reti. La rete SPADARA ha una maglia molto grande, di solito superiore a 15 cm, è galleggiante e ha una altezza di circa 15 metri. Le spadare vengono di solito calate in mare nelle ore serali, con una tipica disposizione a “zig-zag”. Tali reti non funzionano “ad imbrocco”, cioè con il pesce che entra e viene catturato di “testa”, ma catturano “per avvolgimento”. Il pesce spada vede la rete e comincia a nuotare parallelamente ad essa alla ricerca di un varco per passare. I colpi di coda del pesce producono vortici che smuovono la rete, che finisce per avvolgere la coda. Il pesce si dimena e rimane ulteriormente impigliato, irrimediabilmente.
La spadara è una rete “pelagica derivante d’altura”, molto efficace e purtroppo micidiale anche per molte altre specie, come delfini, balene e tartarughe. Per questo motivo ne è stato vietato l’utilizzo, in Italia e all’estero. Si è calcolato che circa 300.000 cetacei l’anno rimangono impigliati nelle “reti derivanti”, dette anche “le reti della morte”.
La rete FERRETTARA è invece una rete a maglia stretta (5 cm), lunga non più di 2 km, utilizzata per la cattura di piccoli pesci pelagici entro 3 miglia dalla costa.
In Italia i pescherecci che praticavano la pesca con le spadare sono stati riconvertiti ad altri tipi di pesca. Alcune imbarcazioni con problemi ad effettuare la riconversione sono state beneficiarie di contributi finanziari e sono state assegnatarie di licenza da rete ferrettara e da posta (Decr. Ministeriale 04.04.2003).
Il controllo delle reti utilizzate da queste imbarcazioni in mare aperto è diventato però difficilissimo, e l’anno scorso l’attività delle spadare è ripresa.
Molti pescatori scorretti hanno intascato i fondi (che in alcuni casi hanno raggiunto i 260mila euro) senza dimettere le spadare. A giugno 2004 Greenpeace denunciava l’attività illegale di spadare in Sardegna, nei porti di S.Antioco, Calasetta e Teulada, zone pescosissime.
Lo scorso maggio si sono registrati nuovi sequestri di reti illegali a S.Antioco.
Nel 1989 l’Assemblea Generale dell’ONU aveva bandito l’uso delle reti “derivanti”. Nel 1998 l’Unione Europea ha bandito l’utilizzo di tutte le reti “derivanti d’altura”, a partire dal 2002, indipendentemente dalla loro lunghezza.
Il nuovo provvedimento dell’UE costituisce il più grave arretramento sulla normativa della pesca degli ultimi anni e rischia di sancire la vigente situazione di illegalità. La presenza di reti “derivanti” in Italia e Francia viene adottata come giustificazione dal Marocco per mantenere una massiccia flotta di spadare in violazione della risoluzione dell’ONU.
http://www.greenpeace.it/whales/mediterraneoceani.1.php
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