
IL PENITENZIARIO BORBONICO SULL’ISOLA DI S.STEFANO: UN CAPOLAVORO ARCHITETTONICO IN ROVINA. PERCHE’ SI VUOLE DIMENTICARE?
Ventotene è una piccola isola tra le più belle dell’arcipelago pontino e del Mediterraneo.
A mezzo miglio da Ventotene si scorge l’isoletta di S.Stefano sovrastata dalla imponente e grigia costruzione del Penitenziario Borbonico ormai abbandonato.
Il penitenziario di S.Stefano progettato dall’architetto Carpi su commissione di Ferdinando IV re di Napoli, venne ultimato nel 1795. Progettato per accogliere circa 500 criminali irriducibili, cominciò presto ad ospitare detenuti politici: Raffaele Settembrini patriota napoletano padre di Luigi; Gaetano Bresci, uccisore di Umberto I che qui fu “suicidato” e dichiarato disperso; Sandro Pertini, ivi imprigionato dal regime fascista al quale è dedicata una lapide ancora leggibile posta all’ingresso dell’edificio e tanti “Padri del Risorgimento”. Chiuso nel 1965, da allora è stato continuamente depredato dei suoi arredi da bracconieri e da turisti senza scrupoli e va tristemente decadendo.
Tale carcere in rovina, oltre a rappresentare una importante pagina della storia nazionale, è un capolavoro architettonico dichiarato dal D.M. 14/05/87 “Monumento di Interesse Nazionale”. Pare che tale provvidenziale decreto bloccò la demolizione dell’obsoleto penitenziario a favore di un progetto che mirava alla costruzione di un albergo di lusso e di alloggi per cacciatori.
Arrivando dal mare ci avviciniamo con difficoltà al piccolo approdo scavato nella roccia, battuto da forti onde e correnti. Risaliamo il sentiero lastricato che tanti ergastolani dolorosamente percorsero... Entriamo all’interno e rimaniamo affascinati dalla maestosità delle mura ad anfiteatro con tanti archi, dalla antica piazza circolare, dalla chiesetta poligonale, dalle torri di sorveglianza laterali.
A tratti pare di sentire ancora rumore di catene, i lamenti dei condannati, le grida dei secondini, le voci delle genti che un tempo abitavano l’istituto ormai deserto...
Al piano terra erano reclusi i criminali più pericolosi: i cosiddetti facinorosi” e di “pessima condotta”; al primo piano quelli di media pericolosità, ovvero di “mediocre condotta”; al secondo ed ultimo piano vi erano ristretti i detenuti che mantenevano una “buona condotta” e vi era l’ospedale.
Le finestre esterne delle celle sono rivolte verso l’alto, così, come ulteriore pena, nessun recluso poteva vedere il bellissimo mare circostante. Da tutte le celle si poteva però seguire la S. Messa che si svolgeva nella centrale cappella esagonale con pareti a vetrate. Data la forma circolare, pochi guardiani potevano controllare tutto l’istituto. Il piccolo cimitero adiacente, senza lapidi e senza nomi, presenta all’ingresso una scritta ormai quasi illeggibile: “Qui finisce la giustizia degli uomini, qui comincia quella di Dio” ( la stessa dicitura trovai anche nel “cimiterino” dell’Isola di Pianosa, in Toscana, sede di un moderno penitenziario).
La nostra giovane guida Pino Pepe, accetta gentilmente di spiegarci le più recenti vicissitudini del penitenziario.
- Costituisce “Parco Archeologico” insieme a Villa Giulia e alle Cisterne Romane. Attualmente il Comune di Ventotene vorrebbe istituirvi un Centro Studi ed un museo di importanza nazionale sulle repressioni politiche nel corso dei secoli. In passato era stata avanzata la proposta di istituirvi la facoltà universitaria di “Biologia Insulare” che studia i rapporti tra mare e terra.
L’anno scorso durante le tre visite guidate settimanali di luglio e agosto, il carcere è stato visitato da 1.500 persone. Riteniamo però che circa 10.000 persone vi entrino ogni anno senza autorizzazione e nonostante il divieto. Svolgono all’interno “war games” e battaglie simulate; girano films; talvolta bruciano le poche ormai residue porte di legno delle celle.
- Vuoi fare qualche appello?
- Si ... Basterebbe che chi ha promesso di impegnarsi per la conservazione dell’istituto lo facesse realmente. Sgarbi, Badaloni e tanti altri esponenti di tutte le correnti politiche l’hanno visitato. Tutti sono rimasti affascinati e hanno promesso di impegnarsi per la conservazione, ma finora niente è stato fatto. Il penitenziario dimenticato va inesorabilmente in rovina, ... ogni tanto troviamo qualche nuova volta franata -.
Un ulteriore capolavoro artistico della provincia pontina rimasto senza protezione. Perchè si vuole dimenticare? Forse rinnova il ricordo di antiche persecuzioni politiche che è meglio cancellare? Forse gli interessi economici coinvolti non sono tali da riscuotere l’interesse dei finanziatori. Chissà... Per ora il penitenziario rimane abbandonato e dimenticato.
(R.C.)
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