L’ISLANDA RIPRENDE LA CACCIA ALLA BALENE


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L’ISLANDA RIPRENDE LA CACCIA ALLA BALENE
Greenpeace arriva in Islanda con la "Rainbow Warrior" e fa un'offerta al governo
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E' arrivata in Islanda la nave ammiraglia di Greenpeace, la "Rainbow Warrior", in seguito alla decisione del governo di riprendere la caccia alle balene. In una conferenza stampa, tenutasi questa mattina a bordo della nave, ormeggiata a Reykjavik, l'associazione ambientalista ha offerto al governo un'opportunita' di salvare la propria reputazione e allo stesso tempo le balene:

"Greenpeace chiedera' ai propri sostenitori, 2,8 milioni di persone in tutto il mondo, di visitare l'Islanda e scegliere l'ecoturismo, in cambio il governo deve fare marcia indietro sul progetto di cacciare 38 balenottere minori, dichiarare che non riprenderà più in alcun modo la cosiddetta "caccia scientifica" e aderire al bando internazionale sulla caccia alle balene" sostiene Domitilla Senni, direttore di Greenpeace.

La "Rainbow Warrior" si e' battuta contro la caccia alle balene in Islanda nel suo viaggio inaugurale, nel 1978, quando la balenottera azzurra, il più grande mammifero al mondo, era sull'orlo dell'estinzione. Oggi 7 dei 13 grandi cetacei sono in pericolo, mentre gli altri si stanno riprendendo dal precedente sovrasfruttamento. Lo scopo del tour della nave in Islanda, che iniziato il 6 settembre, e' il dialogo con la popolazione locale ed il sostegno alla pressione che già esiste nel paese contro la caccia. Se la reazione internazionale non si facesse sentire, la caccia commerciale alle balene rischierebbe di riprendere su larga scala.

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IL "WHALE WATCHING" IN ISLANDA
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Il fatto che l'Islanda voglia giustificare come "scientifica" questa caccia e' un suicidio dal punto di vista economico. Attualmente il "whale watching" e' il cuore di un'industria dell'ecoturismo che e', nel paese nordico, seconda solo alla pesca.

Operano nel paese 12 compagnie di "whale watching" per un giro d'affari di 8,5 milioni di dollari nel 2001: i turisti sono principalmente tedeschi e americani, seguiti da inglesi, svedesi e danesi. Greenpeace sottolinea come siano gia' molti i turisti che stanno cancellando i viaggi in Islanda a causa della caccia alle balene.

Il giro d'affari della caccia alle balene negli anni 1986-'89, anno nel quale e' stata bloccata, e' stato di appena 3-4 milioni di dollari. "Non si capisce a chi debbano vendere la carne ed il grasso di balena, visto che anche in Giappone il mercato e' in crisi- si domanda Senni il fatto che questi grandi mammiferi marini vadano cacciati per salvaguardare gli stock di merluzzi non ha poi basi scientifiche"

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CACCIA ALLE BALENE: L'ISLANDA SI DIFENDE
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L'Islanda non intende cacciare le specie di balene minacciate di estinzione, precedentemente decimate dalle grandi baleniere nazionali. Il programma scientifico islandese rientra nel suo generale politica per l'uso durevole delle risorse marine e non tocca le specie in pericolo.

Le autorità islandesi sono completamente coscienti dell'esigenza della conservazione delle risorse marine. L'economia del paese dipende da esso per più di due terzi delle relative esportazioni. Uno squilibrio ecologico causato dalla sovrapopolazione o da altre cause delle acque islandese avrebbe conseguenze drammatiche per la sopravvivenza dell'Islanda. L'Islanda e' stata una dei primi cinque paesi a spostare la propria zona di pesca oltre le 200 miglia nautiche dalla costa nel 1975, per impedire la pesca non controllata intorno all'Islanda dalle sciabiche che vengono da altri paesi europei mettendo in pericolo le specie marine. Da allora l'Islanda ha adottato tutte le misure per garantire una pesca equilibrata e duratura nelle proprie acque applicando un sistema rigoroso di quote per parecchie specie dei pesci come il merluzzo, le aringhe ed il malloto ed e' orgogliosa di essere un pioniere nella lotta contro "l'estinzione e di essere stata un esempio per altri paesi". Le quote sono fissate conformemente alle raccomandazioni degli scienziati, che osservano regolarmente lo sviluppo di tutte le specie. Le balene, che sono parte integrante dell'ecosistema marino, devono ovviamente essere incluse in uno studio che sia completo. Secondo gli studi presentati al comitato scientifico della Commissione Internazionale Whale-Boats, ci sono quantita' significativi di determinate specie, mentre altre specie continuano ad essere in pericolo.

Si considera che ci sono piu' di 67,000 balene "rorquals", 24,000 "rorquals comuni" e 10,000 "rorquals boréals" nel mezzo dell'Atlantico del nord. Il consumo annuale dei pesci dalle balene in questa zona, di krill e di altre biomasse, e' valutato a circa 6 milione di tonnellate, notevolmente superiori alla quantita' pescata dagli islandesi che ammonta a 1,5 - 2 milioni di tonnellate.

Ciò è soltanto un esempio dell'effetto delle balene sull'ecosistema marino. Sarebbe irresponsabile non tenere conto di questo elemento molto significativo. Da una parte si precisa che molti rorquals (o balene di Minke) minacciano la ripopolazione di parecchie specie, per esempio il merluzzo, di cui i rorquals fanno un consumo enorme. Dall'altra, sembra probabile alcune specie di balene, come la balena di Minke, del boreale rorqual e rorqual comune stanno occupando il posto ecologico che altre specie di balene, ora in pericolo, occupavano prima, cosi' che queste ultime trovano maggiore difficolta' a ripopolarsi. E' stato eseguito uno studio a tal proposito. Il progetto dell'Islanda di catturare 38 balene di Minke in questo anno appartiene ad una ricerca generale scientifica sulle interazioni ecologiche fra la specie rorqual ed altre specie marine. Sarebbero utili inoltre per studiare determinate funzioni dell'ecologia biologica del cibo e della patologia "dell'alettone insano" del rorqual boreale nell'Atlantico del nord. L'Islanda e' stata uno dei primi paesi a comprendere l'importanza di salvaguardare le specie di balene.

Gia' all'inizio del secolo scorso quando ci furono i primi allarmi per l'eccessiva presenza di baleniere nel mare, L'Islanda aveva proibito la caccia alle grandi balene dal 1915 al 1935. La caccia e' stata ripresa soltanto nel 1948 (non considerando alcune limitate catture da parte di una stazione di terra fra 1935 e 1939). L'Islanda ha imposto una regolazione rigorosa e delle limitazioni severe per la caccia alle balene; fra 1948 e 1985 questa viene ulteriormente limitata alla caccia in piccola scala da parte di una stazione di terra, nel momento stesso in cui ogni operazione commerciale delle baleniere era stata bloccata a causa della cosiddetta moratoria internazionale firmata da chi a tale caccia si opponeva. Questo e' uno dei motivi per cui le quantita' delle principali grandi balene, vale a dire i rorquals ed i boréals comuni di rorquals, sono cosi' abbondanti nel mezzo dell'Atlantico del nord. L'Islanda sempre e' stata considerata un campione di collaborazione internazionale per difendere un'amministrazione durevole delle risorse naturali, comprese le balene.

L'Islanda non ha mai abbandonato questo atteggiamento incluso all'interno della Commissione Internazionale Whale-Boats (CBI), basato sulla convenzione internazionale per la regolazione della caccia alla balena del 2 dicembre 1946. Il ruolo del CBI e' di provvedere alla mantenimento delle quantita', di modo che la l'industria delle baleniere possa svilupparsi in un senso ordinato. Poco tempo fa Islanda ha riunito ancora il CBI, ma per cio' che concerne la cosiddetta moratoria pronunciata contro la caccia e il commercio di balene. L'Islanda aveva lasciato il CBI per protestare contro la mancanza di questa nel regolamentare la caccia alla balena e promuovere le baleniere di ricerca, nonche' contro la proibizione totale della caccia alle balene senza tenere conto delle scoperte scientifiche in questo campo.

L'Islanda entra nell'organizzazione e partecipa alla relativa Nuova Procedura di Amministrazione (NPG) fondata sul concetto del massimo equilibrio. L'Islanda si e' impegnata a non autorizzare la caccia commerciale della balena prima del 2006 o durante lo sviluppo del NPG. Inoltre ha dichiarato che la caccia commerciale della balena sarebbe autorizzata soltanto per seri motivi scientifici e con la garanzia di un idonea regolamentazione dall'efficace applicazione.

Per l'ora, l'Islanda non ha in progetto la caccia commerciale della balena.

La campagna balene di Greenpeace:
http://www.greenpeace.it/whales
http://www.greenpeace.it/new/caccia.pdf

L'Islanda e la caccia a scopo scientifico
http://www.greenpeace.it/new/scienza.pdf

L'Islanda e le balene
http://www.greenpeace.it/new/balene.pdf

01 Dicembre 2002
I GIAPPONESI TENTANO DI RIAPRIRE LA CACCIA ALLE BALENE


Si è tenuta a Cambridge una nuova riunione straordinaria della Commissione Baleniera Internazionale (IWC). L’incontro ha trattato del diritto delle popolazioni indigene, eschimesi dell'Alaska e Chukotka, di cacciare le balene per la loro sussistenza. Questo diritto era stato negato loro, nel corso della riunione della Commissione a maggio scorso, perchè il Giappone si era opposto sostenendo che allora si doveva riconoscere analogo diritto alle popolazioni costiere nipponiche (che in realtà non hanno certo bisogno della caccia di sussistenza!).

"Ipocrisia pura- commenta Domitilla Senni, direttore generale di Greenpeace - i Giapponesi vogliono riaprire la caccia commerciale e basta, non hanno piu' bisogno della caccia di sussistenza". La nuova proposta congiunta americana e giapponese è ora di consentire la caccia di 280 esemplari per gli anni 2003-2007, ovvero non piu' di 67 balene l'anno. Se un anno la caccia fosse inferiore al consentito sara' possibile cacciarne di piu' negli anni successivi. Per esempio, nel quinquennio precedente, sono state uccise 15 balene meno del tetto massimo consentito dalla Commissione Baleniera. Resta inteso che e' proibito uccidere i piccoli oppure le mamme con i piccoli al seguito. Il timore e' che il Giappone usi ancora una volta lo schieramento di Paesi a cui offre aiuti allo sviluppo per orientare le votazioni. Con il Paese del Sol Levante sono schierati Antigua e Barbuda, Benin, Dominica, Gabon, Grenada, Guinea, Mongolia, Palau, Panama, St. Kitts, St. Lucia, St Vincent e le Solomon Islands.

Greenpeace teme che, se anche agli aborigeni verranno garantite le quote di caccia di sussistenza, la politica giapponese d'acquisto dei voti continui alla conferenza che si terra' il mese prossimo a Santiago del Cile. La posta in gioco e' sempre la stessa: il Giappone chiederà la revoca del bando al commercio di carne di balena.

Fonte: La campagna Balene di Greenpeace http://www.greenpeace.it/whales


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