
Gli ammutinati del Bounty - II Parte
L’ISOLA DI PITCAIRN
La notte del 23 settembre 1789 il Bounty, al comando di Fletcher Christian, lasciò Tahiti, per dirigersi verso una destinazione ignota, con il suo carico umano composto da nove bianchi (Christian, Young, Quintal, McCoy, Smith, Williams, Martin, Brown, Mills), dodici donne tahitiane e sei indigeni.
Christian cercava un’isola fuori dalle rotte, disabitata ma atta ad essere colonizzata. Dopo due mesi di ricerca arrivò a Pitcairn: un’isola tra Tahiti e il Cile, segnata sulle carte con un errore di oltre 3° di latitudine, praticamente introvabile.
Larga cinque chilometri quadrati, Pitcairn era inaccessibile: circondata da una insidiosa barriera corallina e da scogliere contro cui il mare si frangeva con violenza. Presentava ricca vegetazione e montagne aspre, alte circa 350 metri. Era il nascondiglio ideale.
Per sbarcare esisteva solo uno stretto passaggio tra gli scogli che conduceva ad una piccola baia, dove il Bounty ormeggiò.
Scaricate le merci, si doveva decidere la sorte della nave, che poteva essere avvistata da molto lontano. Una sera Quintal ubriaco le dette fuoco e risolse così il problema. Il Bounty giacerà per sempre nella baia che ora porta il suo nome.
Pitcairn venne divisa in nove lotti di eguale ampiezza.
I sei indigeni avrebbero servito a turno i bianchi.
Si costruirono case in legno, si seminarono le piante portate da Tahiti, si lavorarono i campi, si allevarono maiali e capre.
La comunità iniziò a prosperare.
Nel 1790 nacque il primo figlio a Christian e Isabella, chiamato “Giovedì Ottobre” come il suo giorno e mese di nascita. Nel 1791 e 1792 nell’isola nacquero altri quattro figli: a Christian, a Quintal, a McCoy e a Mills.
La crisi a Pitcairn incominciò quando morì Pashotu, la moglie di Williams, scivolando da un precipizio, mentre cercava uova di uccelli marini.
Dopo un periodo di solitudine, Williams dichiarò che avrebbe preso a forza una donna agli indigeni.
Christian inizialmente si oppose, conscio che tale gesto avrebbe provocato la vendetta dei servi. Ma quando William minacciò di partire con la scialuppa, si arrese e, con gli altri bianchi, decisero di prendere Nancy, l’indigena, sposata con Tahaloo, che aveva espresso il desiderio di unirsi a William.
Essere la donna di un bianco conferiva uno status sociale più elevato.
Tahaloo e gli altri indigeni diventarono cupi e silenziosi e, come previsto, iniziarono a nutrire sentimenti di vendetta. La sera affilavano le asce e cantavano come uccidere i bianchi dai quali avevano appreso solo vizi, brutalità violenza e in generale le abitudini peggiori.
Sull’isola iniziarono i giorni della paura e del sospetto. Un giorno Christian cercò di impadronirsi delle asce. Gli indigeni reagirono: rapirono Nancy e fuggirono sulla collina.
Dal quel momento iniziarono gli omicidi a Pitcairn, la cui storia si colora di truci tinte shakespeariane. Una indigena venne incaricata di portare dei budini avvelenati ai rifugiati sulla collina. Gli indigeni non mangiarono ma Nancy riuscì egualmente a uccidere l’ex marito a colpi di pietra e a tornare dai bianchi. Un altro indigeno pericoloso, Ohoo, venne ucciso in un agguato con un colpo di pistola da un’altra donna, Timoa.
Passò un altro anno e la piccola colonia imbarbariva sempre più, anziché progredire, si divise in fazioni.
Solo quattro indigeni erano rimasti vivi, che pensavano sempre a come sterminare i bianchi, iniziando da Christian, considerato l’uomo più pericoloso.
Nel settembre 1793 si impadronirono di un fucile e passarono all’azione: spararono prima a bruciapelo a William alla testa, mentre volgeva le spalle inginocchiato per riparare una staccionata. Quindi andarono verso la casa di Christian. Gli arrivarono alle spalle, mentre scavava patate dolci, chino sul badile. Gli spararono alla nuca e gli diedero il colpo di grazia con un’ascia. Lo colpirono fino a sfigurargli il volto.
A Isabella, la donna di Christian, la mattina stessa erano iniziate le doglie del parto. Il terzo figlio di Christian vide la luce il giorno della morte del padre.
Anche Mills venne sparato alla testa dall’indigeno con cui lavorava e di cui si fidava.
Per settimane e mesi continuarono gli agguati e i tranelli reciproci, le uccisioni a colpi di fucile, pietra e bastone.
In ottobre 1793 erano rimasti a Pitcairn solo 4 bianchi, 10 donne indigene e parecchi bambini di sangue misto.
Le vedove vivevano in una promiscuità completa con gli uomini sopravvissuti, cambiando continuamente domicilio e letto, diventando oggetto di gelosia e di rancore da parte delle mogli “legittime”.
Le cinque vedove dei bianchi disseppellirono i crani dei loro uomini e pretesero di tenerli presso di sé, secondo una antica usanza tahitiana.
Volevano costruire una barca e partire. Ma i bambini, sempre più numerosi, ebbero una parte decisiva per legare per sempre le donne a Pitcairn: ciascuna ne aveva più d’uno e l’istinto materno prevalse.
Young, il più giovane ufficiale del Bounty, prese il mano la situazione. Fino al quel momento, con un atteggiamento strano ed equivoco, era stato alleato un po’ con i bianchi, un po’ con gli indigeni. Si diceva che inizialmente avesse ideato lui il complotto perché geloso di Christian e per prendergli Isabella.
Nel 1800 gli ultimi due bianchi rimasti, Young e Smith, fecero solenne proponimento di espiare le proprie colpe, allevando i giovani nella religione , facendo loro studiare la Bibbia, celebrando l’uffizio divino ogni domenica. La comunità tornò a prosperare. Si costituirono provviste di carne e pesce secco, si instaurò uno scambio di viveri.
L’ultimo sopravvissuto degli ammutinati, il marinaio Smith, cambiò il proprio nome in John Adams. Divenne il capo politico e spirituale dell’isola. Rispettato da tutti, teneva una specie di registro di stato civile. Insegnava a leggere e a scrivere alle nuove generazioni. Celebrava matrimoni secondo il rito anglicano.
Nel 1808 la nave americana Topaz si avvicinò casualmente all’isola per rifornirsi d’acqua. Ben presto vide venirsi incontro una piroga a bilanciere. La montavano tre giovani dalla pelle scura che si arrampicarono a bordo dichiarando, in ottimo inglese, di chiamarsi Giovedì Ottobre Christian, Charles Christian e James Young. “Siete inglesi?” domandò sbalordito il capitano americano. “Siamo Inglesi e nati su quest’isola” “Come è possibile, chi è vostro padre?” “Nostro padre adesso è Smith. Conoscerete allora almeno il Bounty e il comandante Blight.”
Questi nomi furono come lampi che illuminarono le tenebre. La prima nave inglese giunse sei anni dopo. Anche questa volta Giovedì Ottobre fu il primo a raggiungere la nave “Vorreste buttarci un cavo?”
Giovedì Ottobre Christian era un bel ragazzo di 24 anni “una onesta faccia inglese” scrissero gli ufficiali. Raccontò di essere sposato ad una donna molto più anziana di lui, una di quelle che avevano accompagnato il padre da Tahiti sul Bounty (si trattava di Mary, la vedova di McCoy, dalla quale ebbe un figlio).
Gli ufficiali scesero a terra. Notarono che tutti gli abitanti dell’isola erano ben fatti e di corporatura atletica e soprattutto destò la loro ammirazione la bellezza delle fanciulle e delle giovani donne, la loro modestia e morigeratezza nei costumi. La comunità contava 46 membri e tra loro regnava la più completa armonia. Nelle abitazioni si trovavano mobili ben costruiti, coperte e tessuti fabbricati con fibre d’albero. Tutti i giovani dovevano attendere ai lavori nei campi.
Trovarono John Adams, 62 anni, seduto come un patriarca circondato da una nidiata di bambini. Adams raccontò dell’ammutinamento e dei fatti successivi, non rinnegò ma difese il capitano Christian. Ai due ufficiali inglesi Adams fece una buonissima impressione, al punto che decisero concordemente di non arrestarlo e di lasciarlo dov’era a compiere la sua opera civilizzatrice.
Il governo inglese era imbarazzato se andare a prendere Adams e impiccarlo o lasciarlo sull’isola. Ma decise di perdonarlo in modo formale. Adams tre anni dopo risolse da solo il problema passando a miglior vita. La sua tomba e la sua casa sono ancora oggi venerate a Pitcairn come quelle del fondatore di una nazione.
Nel 1839 la Gran Bretagna proclamò la sua sovranità su Pitcairn.
Nel 1859 i coloni sull’isola erano 194 e le coltivazioni non bastavano per tutti, molti partirono.
Oggi la fonte principale di reddito della comunità sono i francobolli, conosciuti in tutto il mondo.
Ogni tanto qualche nave da crociera ormeggia presso l’isola. I turisti sbarcano, girano per un’oretta, spediscono qualche cartolina, visitano il museo con i relitti del Bounty, comprano qualche pezzetto di legno, souvenir (forse) della nave. I più fortunati parlano anche con l’ultimo discendente diretto di Christian: Fletcher Christian III (jr. jr. jr.), che, molto telegenico e gentile, spiega la situazione dell’isola.
I grandi poeti romantici inglesi narrarono a lungo la vicenda del Bounty.
William Wordsworth era stato compagno di college di Fletcher Christian e compagno di corso a Cambridge del fratello Edward. Quando si laureò in giurisprudenza difese i Christian contro le accuse di Bligh. L’opinione pubblica inglese era divisa. Nacquero delle vere e proprie leggende sugli ammutinati, ma è destino che le parole dei poeti, anche di quelli sommi, non contino niente di fronte al potere.
VISITA il sito di Pitcairn,
curato dai discendenti degli ammutinati:
http://www.lareau.org/pitc.html
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