
JAMES COOK, IL GRANDE NAVIGATORE
Cook cadde con gli occhi rivolti a quel mare che tanto aveva amato.
Fu ucciso all’isola Hawaii nel 1779.
James Cook è stato tra i più grandi esploratori della storia, ha aperto una nuova era alla conoscenza del mondo. Osò esplorare per primo l’emisfero australe e l’emisfero sud fra il 40° e il 70° parallelo, scoprì la Nuova Caledonia, la più estesa isola dell’Oceano Pacifico dopo la Nuova Zelanda. Visitò tutta la costa occidentale dell’America sconosciuta dopo il 43° di latitudine settentrionale. Determinò la posizione di moltissime isole e nuove terre.
Nato in Inghilterra nel 1728, fin da giovane aveva viaggiato sui mari come mozzo e come marinaio. Senza alcun titolo di studio, a 27 anni d’età aveva già il comando di un piccolo bastimento. Era un autodidatta, sempre pronto ad imparare per ampliare la propria cultura marinaresca e scientifica. Passava il tempo a studiare astronomia e matematica.
Il suo diario di bordo raggiunge la sua massima rarità nei capitoli dedicati alla civiltà polinesiana. Cook vi sbarcò dal 1769 al 1773 e vide per primo la semplicità e la felicità delle isole dei Mari del Sud.
LA FINE DI COOK
Cook sbarcò a Kowrowa il 14 febbraio del 1779 con un distaccamento, per ritrovare una scialuppa rubata. Lungo la strada si trovò circondato da indigeni in sommossa con abiti guerrieri ed armi.
Uno di loro, con un pugnale di ferro, lo assalì e Cook gli scaricò addosso il fucile a due canne.
Gli indigeni si gettarono sui marinai, ma costoro aprirono il fuoco e compirono una vera e propria strage. Cook cadde vittima della sua umanità: si voltò per dare l’ordine di cessare il fuoco e proprio in quel momento un indigeno lo colpì vilmente alla schiena, facendolo cadere bocconi verso il mare. I selvaggi trascinarono il corpo lungo la spiaggia, togliendosi il coltello l’un l’altro per saziare il loro barbaro furore sul corpo già privo di vita.
Tornati alle navi gli uomini volevano una vendetta crudele, altri consigliavano prudenza perché erano a corto d’acqua potabile. Prevalse la prudenza ma si chiese fermamente il corpo di Cook, minacciando repressioni.
Verso le otto della sera del 15 febbraio una piroga accostò alla nave e un sacerdote consegnò un fardello coperto di stoffa. Era un pezzo di carne del corpo di Cook, di circa nove o dieci libre. Il sacerdote disse anche che i capi si erano divisi la testa e le ossa.
Il giorno 20 scese una processione dalle coline portando un fardello avvolto in una elegante stoffa coperta da piume. Vi erano le mani di Cook, riconoscibili per una cicatrice tra il pollice e l’indice. Vi erano anche l’osso del metacarpo e la testa priva della carne. I capelli erano stati tagliati e uniti alle orecchie, le ossa della faccia mancavano. Mancavano anche i piedi ma v’erano le ossa delle braccia, delle cosce e delle gambe.
A eccezione delle mani tutta la rimanente parte del corpo del capitano Cook era stata bruciata. Il sacerdote promise che avrebbe tentato il possibile per restituire anche la mandibola e i piedi.
Il giorno dopo giunse il figlio del re, che consegnò le rimanenti ossa promesse, insieme con le scarpe e il moschetto. Il principe presentò le scuse del re su quei gravi fatti e si impegnò a mettere il tabù su tutta la baia. Le ossa di Cook, deposte in una bara, furono gettate in mare con le cerimonie riservate ai comandanti.
|