
Ulisse e Penelope
Penelope è l'archetipo femminile della sacra fedeltà coniugale, un significato simbolico
impresso da sempre nell'immaginario collettivo.
Il nome con cui Omero designa la moglie di Ulisse deriva da una radice con cui gli antichi
Greci indicavano un uccello marino, la latina querquedula, l'uccello marino famoso per la
sua straordinaria fedeltà coniugale.
E quale altro nome migliore poteva inventare la fantasia di un popolo di navigatori, come
quello greco, per la moglie dell'eroe protagonista del poema marinaro per eccellenza,
l'Odissea?
Piaceva agli avventurosi marinai greci immaginare, nelle lunghe veglie sul mare, le loro mogli
lontane in fedele e trepida attesa del loro ritorno. Fedeli soprattutto come quell'uccello
marino, che vedevano tuffare intorno alle navi.
Ulisse la lasciò ragazza con un piccolo figlio, che lei fa crescere nel tenero ricordo del
padre. Telemaco avrebbe potuto uccidere il padre, così come Oreste, figlio adottivo di
Agamennone, uccide il suo e così come Edipo uccide Laio; invece Penelope intercede e
costruisce l'incontro d'amore fra i due.
Non è facile per lei rinunciare ad una folla di seduttori giovani, belli, ricchi, potenti,
ma, degna moglie di Ulisse, inventa situazioni e stratagemmi: la tela (il sudario di Laerte,
padre di Ulisse)
Dopo vent'anni scioglie il suo cuore di pietra e accoglie l'uomo, l'amore, creando la coralità
della coppia e del figlio.
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