
IL BARON GAUTSCH
“Il tempo era bellissimo, il sole splendeva e faceva caldo”… a 7 miglia dalla costa dell’Istria, di fronte Pola, a nord delle isole Brioni. Era il 13 agosto del 1914, il piroscafo di lusso Baron Gautsch, di 82 metri, colò a picco in un 6 minuti, poco prima delle tre pomeridiane, dopo aver urtato una mina a pelo d’acqua. Le vittime furono 130,
su un totale complessivo di circa 350 persone di varie nazionalità, soprattutto Italiani, Austriaci e Slavi. Una sola scialuppa venne calata in acqua. A bordo non c’era più posto e venne dato ordine di allontanare con i remi i passeggeri che cercavano di afferrarsi al bordo dell’imbarcazione. In realtà nessuno fu colpito. La scialuppa imbarcò acqua per il troppo carico, finchè non venne raggiunta e presa a traino dalla lancia di soccorso della nave Shepard, che navigava verso Brioni. Il tempo era bellissimo e l’acqua era calda. Dopo l’esplosione il Baron Gautsch continuò a navigare per circa 60 – 70 metri prima di fermarsi. Molti di coloro che si erano gettati in mare e che erano riusciti ad allontanarsi dalla nave, vennero raccolti e tratti in salvo. Altri affogarono nella nafta che si sprigionava dal vortice formato dal piroscafo che affondava. Il Baron Gautsch proveniva dalla Dalmazia. Dopo aver fatto scalo a Lussingrande, l’isola da sogno, faceva rotta verso Trieste,
dove doveva attraccare nel cuore della città: presso il molo San Carlo, il futuro Molo Audace. Invano molti ne attesero l’arrivo. La censura del tempo impedì ai cronisti di scrivere che il piroscafo era incappato in una mina austriaca. Solo “Il Piccolo”, quotidiano fondato nel 1881, di fede irredentista,
non perse l’occasione di scoccare frecciate contro il governo austriaco, ricorrendo ad una cronaca di colore, che rispecchiava la sofferenza patita da tante famiglie.
Il comandante Paolo Winter, 43 anni, di Trieste, venne assolto, dopo i processi penale e civile. Era un uomo robusto con i capelli rasati e l’aspetto di un frequentatore di esclusivi circoli canottieri. La colpa del naufragio venne attribuita all’errore di rotta dell’ufficiale di turno Giuseppe Tenze, perito nel naufragio. Si avvicinò troppo alle acque minate di Pola, la città con l’Arena Romana che affaccia sul mare. Allora esisteva solo uno stretto passaggio libero dalle mine, da percorrere per arrivare a Pola senza pericoli. Non si conosceva esattamente il punto esatto in cui il Baron Gautsch era affondato. L’ombra allungata, in condizioni di mare limpido, veniva ogni tanto avvistata dalla superficie dalle navi di passaggio.
Venne ritrovato solo 44 anni dopo, nel 1958, grazie alla caparbietà del cacciatore di relitti triestino Libero Giurissini, uomo amante della libertà e dell’avventura, non della ricchezza. Egli chiese informazioni a tutti i pescatori per sapere in che punto avevano perso qualche rete. Adagiato sul fondo a 40 metri di profondità, oggi il relitto del Baron Gautsch viene visitato ogni anno da una media di 2 – 3 mila subacquei.
E’ forse il relitto più frequentato di tutto il Mediterraneo. Due anni prima nell’Atlantico del Nord era naufragato il Titanic.
Fonti:
L’ultimo viaggio del Baron Gautsch (P.Spirito); Il Piccolo; Mondo Sommerso.
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