
Il 25 ottobre 1788 il Bounty e il suo equipaggio avvistano l’isola di Tahiti. Il comandante William Bligh, memore dei racconti di Cook sulla disponibilità della donne Tahitiane, ordinò al medico di esaminare tutti i marinai, vedendo con sollievo che nessuno era affetto da malattie veneree.
Il Bounty, subito circondato da piroghe cariche di indigeni, si ancorò nella splendida baia di Matavani. La sera stessa iniziarono le danze di festeggiamento in onore degli ospiti. Scrisse Bligh, con molto distacco, sul suo Journal: “le donne si sostenevano su una sola gamba e tenevano l’altra alzata, abbandonandosi a movimenti molto lascivi e impudichi, finchè avanzavano verso gli spettatori con i loro indumenti alzati, sempre continuando nei loro gesti libidinosamente sfrenati”.
Presto iniziò la coabitazione di ufficiali e marinai con le graziose tahitiane, che, nell’arte dell’amore e nel fervore erotico potevano conseguire primati nella storia di ogni epoca. La castità era assolutamente sconosciuta a Tahiti. I particolari raccontati dai superstiti del Bounty, sono talmente piccanti da sembrare quasi incredibili e degni di un film porno di oggi. Ogni ufficiale e ogni marinaio aveva una amica tahitiana fissa e viveva con lei tutte le volte che andava a terra, ma spesso erano le tahitiane a recarsi a bordo del Bounty per non far soffrire tropo i loro amanti, soffermandovisi anche per vari giorni. Secondo i costumi dell’isola gli ufficiali, ma non solo loro, avevano diritto anche a due o tre ragazze o donne contemporaneamente. Non aveva importanza se fossero vergini o no, sposate o meno, purchè fossero giovani e belle. Se erano sposate, il taio (amico) indigeno provvedeva a cederle al “fratello bianco”, a meno che quest’ultimo non preferisse la compagnia di entrambi.
Fletcher Christian, ventiquattrenne secondo ufficiale - che guiderà gli ammutinati - dopo aver fatto all’inizio strage di cuori femminili, aveva finito per prendersi una solenne cotta per Isabella, una giovane indigena, finendo col diventare quasi monogamo. Gli altri giovani ufficiali fecero un “pieno” tale a Tahiti, in quei sei mesi, da renderli soddisfatti per tutto il resto della loro vita. Stewart, per esempio, conviveva con due graziose sorelle e con una loro cugina, e salto fuori che riusciva a soddisfarle tutte e tre insieme nella medesima notte. Alcuni dettagli di questi accoppiamenti, a due, a tre e a quattro, sono addirittura irriferibili.
Per non parlare poi dell’equipaggio, i cui incontri con le veneri di Tahiti si tramutavano immancabilmente in orge da basso impero. Quando qualcuna delle donne veniva loro a mancare (per malattia o per altre cause) i gentili isolani gliene fornivano subito altre in sostituzione, facendole scegliere a loro stessi. L’unico di cui si sa poco o nulla è il comandante Bligh, però si crede che anche lui fosse stato contagiato “dal mal di Tahiti”, anche se in minor misura. Qualche volta Bligh si limitava a meravigliarsi, come quando scoprì che Iddeah, la moglie del gran capo Tinah, divideva il proprio letto con il marito e con il servo di lui. Tutti gli confermarono il fatto, considerato normale, aggiungendo che sempre i fratelli si scambiavano liberamente le proprie mogli.
Come erano nel fisico queste donne? Cook scrisse: “le donne delle classi alte hanno una statura superiore alla nostra media, quelle delle classi inferiori sono più piccole di noi. Nelle donne di alto rango il colorito è bruno, la pelle è liscia e morbida come seta. Il viso è di forma gradevole e spesso molto bello, occhi assai espressivi, che ora splendono, ora sembrano sciogliersi dalla dolcezza. Dentature regolari e candide, alito mai sgradevole, movimenti graziosi e disinvolti. Esse sono straordinariamente pulite: si lavano dalla testa ai piedi tre volte al giorno, sotto le innumerevoli cascate dell’isola, e ai pasti si lavano la bocca e le mani. Il loro viso non è mai imbronciato, mai abbuiato dal sospetto, i loro modi sono affabili e simpatici. Si comportano con la libertà di esseri che non pensano di dover stare in guardia contro qualcuno o qualcosa. Generosissime l’una verso l’altra e con gli stranieri, dolci e gentili, non si offendono mai e non nutrono sentimenti di vendetta. Le braccia e le mani sono delicatamente formate, e, benché vadano in giro scalze, i piedi non sono ruvidi o sformati”.
Il primo bianco che sbarcò a Tahiti, fu il capitano Samuel Wallis nel 1767. Oberea, moglie dello zio del re, si innamorò pazzamente di lui e giunse ad una forma di persecuzione erotica, dalla quale Wallis si salvò solo con una rapida partenza. Una sera, invitato a casa della potente signora, fu svestito e massaggiato delicatamente per quasi un’ora da quattro bellissime fanciulle chiamate da Oberea. Bligh scrisse poi inorridito sul rito di “far deflorare in pubblico le ragazzine vergini, di sette – otto anni, da un giovane robusto ed esperto; i numerosi atti sessuali e bestiali di piacere”, in particolare i rapporti per via orale, la diffusione generalizzata della sodomia. Vi erano poi alcuni casi estremi: “Esiste una detestabile società guerriera, chiamata Arreoys, nella quale quando nasce un bambino viene subito soffocato, perché le cure per allevarlo non disturbino i bestiali piaceri della madre e del padre”. Lo stesso capo Tinah confessò di aver fatto parte sella setta per un certo tempo e di aver sacrificato, senza provare troppo rimorso, il primogenito appena nato. “Evidentemente gli usi degli Arreoys sono tipici di barbari selvaggi, anche se, esteriormente apparivano uomini gravi e dignitosi”.
Il giorno della partenza, il 4 aprile, Bligh scrisse: “abbiamo solo due uomini colpiti da malattie veneree, gli indigeni non vi attribuiscono nessuna importanza, non so quale sia la terapia che usano, ma certo l’alimentazione e il modo di vita devono molto contribuire alla guarigione”. Bligh non capì che sarebbe stato difficilissimo strappare i marinai da quel paradiso meraviglioso per riportarli nell’inferno dei mari e della patria, tanto diversa dal sensuale e pigro clima di Tahiti, e il risultato fu l’ammutinamento.
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