L'isola di Gorgona


E’ l’isola più piccola e più bella dell’Arcipelago Toscano e, insieme a Capraia, Pianosa, Elba, Giglio, Giannutri e Montecristo, costituisce il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. L’Isola di Gorgona dista 18 miglia da Livorno ed è raggiungibile in un’ora e mezzo di traghetto di linea. Si estende su una superficie di appena 2,25 kmq, è prevalentemente montuosa e ricca di vegetazione tipica della macchia mediterranea. Attualmente conta una trentina circa di residenti dei quali solo un paio vi abita tutto l’anno, anziani pescatori che non hanno voluto abbandonare la loro terra per andare a vivere in "continente". Il mare che circonda l’isola è limpidissimo, ha una fauna marina ricca di specie e l’inquinamento è inesistente. Ciò è dovuto al fatto che è una inaccessibile colonia penale dal 1869.
Nel sistema carcerario italiano l’Isola di Gorgona è considerata un’"Isola felice". I detenuti svolgono all’aperto mansioni d’ogni tipo, che spaziano dall’agricoltura alla pastorizia, dall’artigianato alla carpenteria, e possono spostarsi in ogni parte dell’isola sotto l’occhio vigile degli agenti della Polizia Penitenziaria. Grazie a loro il villaggio è stato completamente modificato e ristrutturato. Durante la notte sono riaccompagnati nelle loro "celle", che spesso sono dei veri e propri miniappartamenti. Le scogliere circostanti, a picco sul mare la rendono una vera e propria isola inaccessibile.

Nel corso della sua storia Gorgona ha assunto varie denominazioni: Egilora per i Greci, Urgon, Gorgon e Marmorica per i Latini e i Romani. La storia dell’Isola di Gorgona ha origini molto antiche, però la presenza umana è sempre stata scarsa e discontinua. Si hanno notizie di piccoli insediamenti etruschi e sicuramente fu abitata da romani, ma le uniche presenze riscontrabili già dai primi secoli dopo Cristo sono di comunità monastiche rappresentate dai Benedettini e dai Certosini. Proprio loro modificarono per primi il territorio dell’isola, con la formazione di aree dotate di terrazze per la coltivazione agricola. Successivamente ci fu una colonizzazione sia militare sia civile "imposta" dal Granducato di Toscana dalla metà del diciottesimo secolo. A ciò seguì il trasferimento delle attività dalla terra al mare, ricco in quel periodo d’acciughe. Nel momento in cui i Certosini abbandonarono in modo definitivo la Gorgona, la civiltà gorgonese mutò la propria condizione professionale da contadina a marittima.

Le gite sono organizzate dalla Cooperativa Parco Naturale "Isola di Gorgona", la sola autorizzata dal Ministero di Grazia e Giustizia. Il traghetto di linea (Livorno-Gorgona- Capraia e ritorno) non attracca all’isola, sia a causa del ridotto pescaggio del porticciolo, sia per impedire sbarchi incontrollati di persone. Quindi il traghetto, giunto ad un centinaio di metri dal porto, viene accostato da un "barcone" su cui vengono trasbordati i visitatori. Una volta giunti sull’isola, vengono controllati i nominativi di tutti i presenti ai quali viene trattenuto un documento d’identificazione che verrà reso al termine della visita.
Tra i monumenti più importanti da vedere ricordiamo:
il paesino: unico insediamento civile dell’isola, d’origine settecentesca. Due sono le famiglie originarie dell’Isola di Gorgona: i Citti e i Dodoli.
La Torre Vecchia: costruita sull’orlo della strapiombante scogliera, ha rappresentato per lungo tempo un rifugio sicuro per i monaci dalle invasioni dei corsari.
La Torre dell’Orologio.
Cala Scirocco: sulla punta di Cala Scirocco è installato uno dei tre fari dell’isola.
Il piccolo cimitero, dove quasi tutti i defunti appartengono alle famiglie dei Citti e dei Dodoli. Queste due famiglie, espiantate dalla campagna lucchese, vennero destinate dal governo fiorentino al domicilio coatto in mezzo al mare. Hanno sempre vissuto di pesca d’aragoste e d’acciughe.

Dante Alighieri la citò nel 23° canto, nella maledizione dantesca viene auspicato lo spostamento delle isole di Capraia e Gorgona verso la foce dell’Arno in modo tale da provocarne l’ostruzione e la conseguente morte per inondazione di tutti i Pisani:
“ ... Ahi Pisa, vituperio delle genti
del bel paese là dove ‘l sì sona
poi che i vicini a te punir son lenti,
muovasi la Capraia e la Gorgona,
e faccin siepe ad Arno in su la foce,
sì ch’elli anneghi in te ogni persona!….. “


Precedente

Archivio

L'ultima

Prossima